sonnets in babylon

Sonnets in Babylon: l’intervista

Eccoci qui, come vi avevamo annunciato, abbiamo intervistato due dei 27 ragazzi dell’Università Iuav di Venezia che hanno collaborato a alla realizzazione dell’installazione Sonnets in Babylon ideata da Daniel Likeskind per il Padiglione Venezia alla Biennale di Architettura 2014.
Sono Marcin Dabrowski, studente del terzo anno del corso di studi di Scienze dell’Architettura, che attualmente sta seguendo un corso di Restauro del nuovo Dipartimento di Architettura Costruzione Conservazione, e Valentina Lovisetto, anche lei iscritta al terzo anno in Scienze dell’architettura dell’ateneo veneto.

sonnets in babylonPhoto credit | Marcin Dabrowski

Ci raccontate il progetto?
M: All’inizio è stato un po’ un mistero per tutti poiché l’unica informazione certa che avevamo era che Libeskind avrebbe voluto coinvolgere degli studenti per un progetto alla Biennale di Venezia , senza altri particolari. Solo al primo incontro con i professori Renzo Dubbini e Luca Guido ci è stato spiegato che si sarebbe trattato di un’elaborazione molto personale di un centinaio di disegni inediti di Daniel Libeskind.

V: Dovevamo prendere spunto da “Sonnets in Babylon”, una  raccolta di disegni realizzati dall’architetto Libeskind ispirati ai sonetti di Shakespeare e serigrafati su vetro. Il nostro progetto prevedeva la scelta di uno di questi disegni e tenendolo a mente dovevamo riscoprire Venezia come una sorta i mappa metafisica di Venezia, reinterpretandola fotograficamente. Ed ecco che la nostra ricerca ha avuto inizio perdendoci nelle linee dei disegni e nelle calli della città.

sonnets in babylonPhoto credit | Valentina Lovisetto

Come siete stati scelti?
V: Siamo stati scelti in base a una sorta di concorso, dovevamo presentare un nostro disegno accompagnato da un testo motivazionale.

M: Già in partenza sapevamo che il progetto non ci avrebbe dato alcun punteggio, certificato di partecipazione o crediti formativi, ma l’idea di far parte di un progetto del genere superava ogni immaginazione. Eravamo tutti molto motivati a partecipare e nessuno di noi si è posto il problema della mancanza di tempo, sovrapposizione dei vari impegni o altro. Ringrazierò sempre una mia collega, Alessandra Simonini, per avermi fatto sapere di questa possibilità!

Che sensazioni si provano a lavorare per un archistar?
M
: Non ho mai visto Daniel Libeskind come una “archistar”: una persona può considerare archistar più architetti contemporaneamente ma, per quanto mi riguarda, posso dire che non solo i miei studi universitari sono orientati verso le architetture di Libeskind ma Libeskind è una sorta di ispirazione della mia vita, e non posso che considerarlo in questo modo.

V: Le emozioni e le sensazioni inizialmente sono tante, dalla paura di “non essere all’altezza” alla curiosità e all’infinito entusiasmo (tuttora presente) di avere avuto questa opportunità. E poi soddisfazione durante un percorso universitario che spesso richiede sacrifici e che ci ha dimostrato portare i suoi frutti. Devo dire però che una volta conosciuto il suo studio e la disponibilità dell’Architetto, la sensazione è si è tramutata in sicurezza: ci hanno fatto sentire come colleghi e non più come studenti.

sonnets in babylonPhoto credit | Valentina Lovisetto

Ci raccontate un aneddoto divertente?
V: Lo studio ci aveva dato la possibilità di studiare la disposizione delle foto all’interno del padiglione e fra i vari progetti abbiamo pensato di lanciarle dalle scale di sicurezza nella corte della Biblioteca Tolentini per poi prendere nota delle forme che si sarebbero create. E’ stato un modo di lavorare decisamente alternativo  e divertente rispetto a quelli che ci insegnano in aula. Spesso la tecnica non è tutto!

M: Un momento divertente che mi torna spesso in mente si è verificato durante il Vernissage di apertura del padiglione Venezia alla Biennale, il 6 Giugno 2014 a cui eravamo tutti presenti. Dopo il discorso ufficiale di Libeskind, in inglese tradotto in italiano, al termine della cerimonia, tutti noi studenti che avevamo partecipato al suo progetto abbiamo voluto stringergli la mano e cercare di parlare un po’ con lui. Anche io ho voluto ringraziarlo, e abbiamo parlato…in polacco! Mi ricordo di aver visto con la coda dell’occhio la gente intorno stupita di sentire Daniel Libeskind parlare in una lingua totalmente diversa!

sonnets in babylonPhoto credit | Marcin Dabrowski

A conclusione di questa esperienza, Marcin Dabrowski e Valentina Lovisetto,
assieme a Maria Aurora Bonomi, Beatrice Boscaro, Nicolò Calandrini, Enrico Crivellari, Susanna De Vido, Davide Gabriele, Lisa Gallina, Filippo Giancola, Riccardo Guglielmi, Leonardo Peressa, Silvia Possamai, Marco Sartoretto, Manuela Storti, Federico Tomasoni, Matteo Vianello
hanno realizzato una pubblicazione, qui trovate il primo numero.

sonnets in babylonPhoto credit | Marcin Dabrowski

You may also like

Leave a comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.